I nostri lavori
Una galleria di alcuni dei lavori grafici, ispirati al racconto della Resistenza a Padova, realizzati da studentesse e studenti dell'IIS GIOVANNI VALLE DI PADOVA
GLI OCCHI SONO LO SPECCHIO DELL'ANIMA
Alessia Giunchetti, Asia Sacilotto, Giulia Negri
Animazione digitale
La resistenza è la capacità di affrontare le avversità, una forza interiore che ci spinge a perseverare. Si intreccia con l'esistenza, che rappresenta il nostro cammino attraverso il mondo, ricco di esperienze e sfide. Lo sguardo, in questo contesto, diventa fondamentale: è il modo in cui osserviamo la realtà e ci relazioniamo con essa; non per niente il detto dice "gli occhi sono lo specchio dell'anima". Abbiamo deciso di ispirarci al detto e mostrare solamente degli occhi anonimi, che possono divenire di chiunque e raccontare una storia anche grazie ai colori sgargianti e al lineart disordinato, creando un leggero scompiglio richiamando la cruda verità del resistere alle tempeste della nostra storia. Sarà l'interpretazione dello spettatore a completare il nostro lavoro. Infatti, l'anima è il nucleo della nostra identità, ciò che ci rende unici. È anche attraverso la resistenza che l'anima si manifesta, forgiando il nostro carattere e dando senso al nostro viaggio. La sequenza di sguardi riprodotti nel video introduce il racconto della Resistenza a Padova ma rappresenta anche il racconto di noi stessi, del nostro modo di guardare alla storia della Liberazione. Con l'auspicio che questo lavoro possa a sua volta suscitare nei visitatori nuove interpretazioni e nuovi sguardi su una storia tragica e al tempo stesso bellissima: la storia della lotta per la conquista della libertà.
DALLE MACERIE DEL FASCISMO ALLA LIBERTÀ
Simone Martino, Alberto Giacometti
Photoshop e tavoletta grafica
Quest'opera, ispirata alla celebre "Guernica" di Pablo Picasso, immagina un mondo devastato dalle guerre, in un futuro indefinito. Le rovine di edifici moderni, ora abbandonati e inghiottiti dalla natura, rappresentano le cicatrici lasciate all'umanità sul pianeta. In uno scenario post-apocalittico, la natura riprende il controllo, con alberi e vegetazione che rinascono tra le macerie, simbolo della resilienza e del ciclo vitale che persiste nonostante la distruzione: è la resistenza. L'assenza di figure umane sottolinea la fragilità dell'umanità di fronte alla propria autodistruzione.
IL NUOVO GIBBO
Antonella Ciccolella, Anna Bettini, Michelle Bozzolan
Photoshop e tavoletta grafica
Quest'opera è una reinterpretazione in chiave contemporanea del gibbo di Tono Zancanaro. Gli autori hanno voluto rappresentare un mostro dalla postura egocentrica e oppressiva che, indifferente al contesto circostante, si impone sugli altri: una metafora del fascismo. L'opera si colloca nel presente, riflettendo le dinamiche sociali attuali e il potere che taluni esercitano sulla collettività, trasmettendo un messaggio di inquietudine e denuncia. La figura, con il suo atteggiamento sfacciato, rappresenta non solo una minaccia per gli individui circostanti, ma anche una riflessione sul modo in cui le ideologie oppressive possano infiltrarsi nella vita quotidiana, spesso sotto la maschera della normalità. Attraverso un uso audace delle forme gli autori invitano lo spettatore a interrogarsi sulla propria posizione all'interno di una società che può, talvolta, apparire distratta e complice.
BARBARIE IN VIA SANTA LUCIA
Elisa Biasiotto, Veronica Palma, Sara Lombardi
Photoshop e tavoletta grafica
L'opera vuole rappresentare un atto di violenza estrema, in questo caso il brutale assassinio di Flavio Busonera, Clemente Lampioni e Ettore Calderoni, tre partigiani vittime delle crudeltà della guerra e della sopraffazione del potere sulla libertà individuale. La presenza della folla indifferente, situata sullo sfondo, sottolinea l'alienazione e la perdita di umanità che caratterizzano i confronti armati. I protagonisti di quest'opera con i loro nomi e le loro storie diventano rappresentanti di tutte le vittime innocenti di guerre e dittature. Tutto ciò è un monito a non dimenticare le tragedie del passato.
LA BANDA CARITÀ
Federico Rusalen, Jiayu Zhang
Photoshop e tavoletta grafica
La prima infografica racconta velocemente alcuni degli eventi più importanti riguardanti la Banda Carità, come l'origine, le stragi effettuate sul territorio padovano, e la sua fine; la seconda presenta in modo sintetico i tre membri principali del gruppo, tra cui il comandante Mario Carità, ridisegnati e reinterpretati in base ai documenti studiati. Le informazioni inserite sono state ottenute da un'unione fra ricerche su internet e uno studio dei documenti e dei giornali dell'epoca.
SAILING SHIP
Giulia Lagonegro
Tecnica mista
Nell'immagine viene rappresentata la nave al centro della canzone scritta da Egidio Meneghetti e cantata dai prigionieri della banda Carità sull'aria del "Ponte di Bassano". Era chiamata nave la parte di Palazzo Giusti delle vecchie scuderie, dove erano richiusi i partigiani detenuti e torturati dai fascisti della banda Carità. La nave è stata interpretata come un simbolo di libertà, un modo per evadere dalle violenze, dal dolore e dalle brutalità bestiali che i prigionieri subirono durante la detenzione a Palazzo Giusti. La nave salpa verso il mare aperto che rappresenta la lotta per conquistare la libertà. La canzone serviva per dare coraggio, per motivare i partigiani a resistere alle torture, a non tradire i loro compagni e per continuare a combattere contro il fascismo.
LA VIOLENZA NELLA RESISTENZA
Ester Tommasin e Cecilia Bordin
Photoshop e tavoletta grafica
Questa e le quattro opere grafiche seguenti rappresentano la vicenda di Carla Banchieri, la partigiana descritta nella poesia "La partigiana nuda" di Egidio Meneghetti. Abbiamo individuato la "partigiana nuda" nella persona di Carla Banchieri dopo avere osservato con attenzione le fotografie di Carla Banchieri e di Erminia Gecchele e i disegni di Tono Zancanaro per l'edizione di Partigiana nuda del 1953. La prima immagine costituisce una reinterpretazione dell'incisione realizzata da Tono Zancanaro e dedicata alla stessa partigiana a cui si ispira la poesia. È stato scelto di realizzare l'opera in stile one line di colore rosso con l'obiettivo di renderla "più contemporanea" e perché il colore rosso richiama il tema della violenza sulle donne.
IL MAGGIORE CARITÀ
Ester Tommasin e Cecilia Bordin
Photoshop e tavoletta grafica
II Maggiore Carità, uno dei più truci carnefici e capo degli aguzzini di Palazzo Giusti, partecipa alle torture inflitte alla partigiana seduto in poltrona per dimostrare la sua autorità, il potere e l'influenza sulla vita della persona che ha davanti.
VIOLATA
Ester Tommasin e Cecilia Bordin
Photoshop e tavoletta grafica
Questa illustrazione mostra il momento in cui Carla Banchieri è costretta a spogliarsi. La partigiana è qui rappresentata priva di volto cosicché l'osservatore possa immedesimarsi in lei: è un invito a sostituire il volto di ciascuno di noi a quello della vittima, per provare le sensazioni di quel momento traumatico.
SGUARDI VIOLENTI
Ester Tommasin e Cecilia Bordin
Photoshop e tavoletta grafica
Quest'opera mostra il momento in cui la partigiana si ritrova nuda davanti ai suoi aguzzini, rappresentati dagli occhi malvagi che spiccano nel buio e che la fissano con sguardi maligni e pieni di disprezzo. La partigiana è rappresentata di spalle in modo che lo spettatore si senta parte della scena, dietro di lei.
UN SORRISO DI TROPPO
Ester Tommasin e Cecilia Bordin
Photoshop e tavoletta grafica
"Ma Coradeschi, lustro e delicato, el se comoda a piàn i bafetini...": così la poesia di Meneghetti descrive il fascista Corradini, uno degli aguzzini di Carla Banchieri. L'illustrazione descrive il sorriso ammiccante e violento che Corradeschi rivolge alla partigiana, costretta a spogliarsi sotto l'ordine del maggiore Carità.
PAURA E CORAGGIO DI UNA GIOVANE PARTIGIANA
Paula Puia e Cornelia Vieru
Tempera ad olio
"La partigiana nuda" è un simbolo di coraggio e sacrificio, una figura eroica che si spoglia di tutto, anche della paura, per la libertà e la giustizia. Il suo corpo vulnerabile è emblema della lotta e della dignità umana, sfidando l'oppressione con la sola forza della sua volontà e del suo spirito invincibile. La giovane ragazza al centro della poesia di Egidio Meneghetti rappresenta per noi il coraggio e la serenità di chi è consapevole di resistere contro l'ingiustizia e contro la violenza e combatte per un futuro migliore.
VERSO IL FUTURO
Elisa Paccagnella
Tecnica mista: tempera, acrilico, acquerello e pennarello su carta
Il ritratto di Francesco Sabatucci è stato interpretato e dipinto sulla base di una sua fotografia e dell'analisi della sua biografia. Il volto trasmette profonda determinazione e consapevolezza. Lo sguardo assorto e il contrasto con lo sfondo scuro evocano la serietà e la solitudine della lotta per la libertà. Quest'opera rappresenta la forza interiore dei combattenti della Resistenza, impegnati nel sacrificio e nella speranza.
EROI DI TUTTI I GIORNI
Elisa Paccagnella
Tecnica mista: tempera, acrilico, acquerello e pennarello su carta
Il punto di partenza del lavoro è stata l'analisi di una fotografia di Francesco Sabatucci nel periodo precedente alla guerra di liberazione: un ragazzo "normale", vestito con un completo elegante mentre passeggia tranquillo nella sua città, Bologna. Dopo avere incontrato la figura di questo giovane partigiano, assassinato dalla Banda Carità a Padova, dove era venuto per guidare la Brigata Garibaldi, si è scelto di raffigurarlo in grigio, un colore che anticipa le sofferenze e i sacrifici della guerra. Il protagonista si staglia di fronte a una vetrina chiusa, simbolo delle strade deserte e della paura. L'ambientazione urbana silenziosa e tetra suggerisce un'atmosfera di tensione e di attesa, richiamando i luoghi anonimi frequentati dai partigiani durante l'attività cospirativa.
L'ADDIO ALL'OPPRESSORE
Aurora Perin, con la collaborazione di Massimiliano Piran
Tempera su carta
L'opera ritrae il momento in cui le truppe naziste abbandonano Padova, lasciandosi alle spalle una città segnata dalla distruzione. Di spalle, un soldato inglese in divisa, preceduto da alcuni partigiani in abiti civili, osserva il ritmo dei nemici, simbolo di una Resistenza che ha lottato con forza e sacrificio. Sullo sfondo, si intravedono il silenzio e l'attesa di una città che si prepara a rinascere dalle proprie rovine.
I COLPEVOLI ALLA SBARRA
Sebastian Parra
Carboncino su tela
L'opera è tratta da una fotografia che immortala alcuni membri della Banda Carità durante il processo e vuole rappresentare la giustizia: la vittoria del diritto sulla violenza della dittatura.
MEMORIE DI GIUSTIZIA: IL PROCESSO TODERINI A PADOVA
Martina Lazzaro, con la collaborazione di Matteo Tosato
Tecnica mista su carta
Quest'opera rappresenta un momento di intensa partecipazione e tensione pubblica attorno al processo Toderini, avvenuto a Padova nel mese di giugno del 1945. Al centro della scena, una folla indistinta emerge dallo sfondo sfumato, suggerendo un'umanità grigia e anonima che osserva e partecipa collettivamente alla condanna dei prigionieri. Il contrasto tra i dettagli delineati di alcuni personaggi e la massa indefinita della folla crea una sensazione di isolamento dei protagonisti rispetto alla comunità, sottolineando il peso sociale e morale di tale evento. I toni spenti e la composizione suggeriscono un momento di riflessione e un richiamo storico a un evento difficile da dimenticare, dove il singolo individuo e la società si incontrano e si scontrano di fronte a tematiche di giustizia e responsabilità. L'opera comunica un senso di attesa, di giudizio e di memoria, richiamando un periodo di tensione per la città e per i suoi abitanti. La sete di giustizia esplode dopo anni di dittatura e di oppressione e diventa rabbia popolare contro i responsabili di torture e violenze bestiali.
LE RADICI DELLA LIBERTÀ
Margherita Esposito
Digital art con app Procreate
Quest'opera conclude e riassume simbolicamente il significato della mostra Sguardi Resistenti. L'immagine costituisce una rielaborazione di un'opera di Tono Zancanaro
dedicata ad una partigiana torturata dai fascisti a Padova. Nell'opera originale la
partigiana è raffigurata mentre è imprigionata a Palazzo Giusti, dove resisterà con
spirito eroico alle umiliazioni inflittele dagli aguzzini della Banda Carità.
In questa reinterpretazione l'autrice ha invece voluto immaginare la stessa
partigiana dopo la Liberazione di Padova: negli occhi della donna traspare ancora
forse il ricordo delle atrocità subite, eppure le sue labbra accennano un sorriso
perché finalmente ha potuto riconquistare la libertà. Dietro la partigiana campeggia
la bandiera italiana.
Si è voluto così condensare in un'unica immagine il ricordo
del sacrificio di chi ha combattuto il nazifascismo; la dignità e il coraggio con
cui i partigiani, e fra essi tantissime donne, hanno dato vita alla Resistenza,
e infine la loro aspirazione ad ottenere non solo una libertà personale ma anche
collettiva, per Padova e per l'intero Paese.